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Tradimento, Rancore e Perdono

 
Un tradimento potrebbe rivelarsi un’occasione evolutiva, dipende da come lo gestiamo.
Il valore di un’esperienza non dipende dall’evento in sé, ma da come lo viviamo.
Se qualcuno ci tradisce ma i nostri valori restano ben saldi, se conserviamo fiducia e rimaniamo leali con noi stessi, il tradimento, anche se con alcune difficoltà, si può gestire e superare. Magari non è poi così grave, ma è l’illusione che ci eravamo creati idealizzando la persona e le circostanze a renderlo importante.
Se l’offeso non perdona, rimane emotivamente legato al traditore, radicando sempre più nella propria memoria la carica psichica negativa connessa all’esperienza del tradimento. Ciò condizionerà inevitabilmente la sua personalità e il suo comportamento cosciente.
Ma quando il soggetto tradisce se stesso, venendo meno ai valori cui aveva aderito, quello è un tradimento tremendo, è il tradimento in sé.
Ricordate che chi tradisce gli altri, tradisce prima di tutto se stesso.
Spesso colui che viene tradito tende a sviluppare diffidenza e sfiducia generalizzate nei confronti del prossimo; tale atteggiamento denota un infelice processo di involuzione e regressione.
La fiducia non va soffocata, ma è necessario imparare a discernere e riservarla soltanto a chi la merita. La compassione, invece, è un sentimento che può essere esteso a tutti.
Un atteggiamento compassionevole non implica il dover cancellare dalla memoria l’accaduto, perché l’evento nella storia personale dell’individuo resta e la fiducia, solo in presenza di un autentico pentimento da parte del traditore, dovrà essere nuovamente costruita. Ma attraverso il perdono, la vittima riesce a decontaminare la psiche dalla carica emotiva negativa e a ridurre il portato di sofferenza e degrado, fino a non esserne più condizionata e tornare ad essere libera.
Il perdono, quando è sincero, cancella il rancore dalla memoria; in questo contesto, tale è il significato intimo di dimenticare.
Marco Ferrini 
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