Lo Yoga delle fonti per l’uomo contemporaneo: RITORNO ALLE ORIGINI
Lo Yoga rappresenta l’unica strada che ci è rimasta per rispondere costruttivamente ed efficacemente al nuovo, drammatico contesto socio-politico ed economico che si sta rapidamente manifestando a livello mondiale. Però, affinché questa affermazione risulti valida e comprensibile, dobbiamo intenderci su cosa sia lo Yoga. È dunque necessario fare riferimento alle fonti. La Bhagavad-gita e gli Yoga-sutra rappresentano opere universalmente riconosciute e della massima autorevolezza nell’ambito della scienza dello Yoga. Affianco a queste, e a loro precedenti da un punto di vista cronologico, vi sono la Katha e la Shvetashvatara Upanishad, che proiettano la disciplina Yoga nell’antico contesto della rivelazione vedica.
Fin dalle origini, lo Yoga si presenta come un dono per tutta l’umanità, una conoscenza di valore assoluto che travalica ogni limite di tempo e di spazio. Il suo carattere metastorico è la migliore garanzia del valore degli insegnamenti e delle pratiche che questa scienza trasmette, il cui nucleo fondamentale risiede nella possibilità che offre all’essere umano di trascendere sia il piano delle percezioni sensoriali, sia quello delle speculazioni mentali.
Difronte ai fenomeni macroscopici e drammatici della nostra contemporaneità, difronte a una campagna propagandistica unica nella storia per ampiezza di campo e impiego di mezzi, lo Yoga consente di sviluppare il distacco emotivo necessario a un’osservazione attenta e realistica delle circostanze, e a elaborare, quindi, la risposta più adeguata, benefica ed evolutiva.
UNA GUIDA SPIRITUALE
Vivere lo Yoga consente di agire nel mondo senza un eccessivo coinvolgimento nelle sue dinamiche, al fine di plasmare progettualmente le nostre esistenze attraverso le scelte che compiamo. Ognuno è infatti l’esito delle proprie scelte, nobili o meschine, le quali ci dirigono verso corrispondenti livelli di coscienza. Un accadimento non è di per sé positivo o negativo. Ciò dipende da come siamo in grado o meno di interpretarlo in chiave evolutiva. Come afferma Holderlin, “dove è il pericolo, cresce anche ciò che dà salvezza”. Dunque, affrontare gli eventi con consapevolezza e fiducia, ci permette di gestire saggiamente le nostre emozioni, senza che queste ci travolgano, trascinandoci lontano dal nostro centro e dal nostro benessere.
I primi strumenti che lo Yoga ci offre sono pregiatissime indicazioni di retto comportamento, yamae niyama che, donando solidità e spessore alla nostra struttura psichica, ci consentono di agire nel mondo in una modalità autenticamente e profondamente “ecologica”. Attraverso la loro pratica, sviluppiamo una superiore sensibilità e lucidità, gettando le premesse per quell’espansione della consapevolezza che è la cifra distintiva dello Yoga. Siamo, dunque, al cospetto di una conoscenza concreta, che ha effetto immediato nella nostra vita e che non è limitata alla sfera della mera intellettualità.
"Lo Yoga è l’espressione più eloquente dello spirito indiano, una conquista spirituale che rappresenta una delle imprese più grandi mai compiute dall’essere umano." Carl Gustav Jung
Nella prospettiva delle fonti, lo Yoga non è solo una disciplina ma una vera e propria civiltà, che risponde con straordinaria coerenza intrinseca a tutte le esigenze individuali e collettive: da quelle psico-fisiche, a quelle socio-economiche. E tra tutte le problematiche, tra tutte le esperienze destabilizzanti, quella della morte rappresenta la più coinvolgente e rilevante. Patanjali negli Yoga-sutra e Krishna nella Bhagavad-gita, ci insegnano a intendere la morte come un momento di passaggio tra due dimensioni e tra diverse esperienze esistenziali; come un’occasione straordinaria per imprimere una svolta di qualità alla nostra vita. Ci restituiscono così all’eternità, che è la nostra dimensione originaria; a differenza dell’illusorietà dell’impermanente, nel quale siamo imprigionati a causa di false comprensioni. Lo Yoga ci offre i mezzi necessari per superare i nostri limiti e condizionamenti, e ritrovare così la piena libertà, che è anche autentica individualità, al di là delle innumerevoli e cangianti maschere delle erronee identificazioni.
PLASMARE LE FORME
Come il divino Michelangelo traeva le forme dal marmo a forza di colpi di scalpello, così dobbiamo fare noi, ripulendo il carattere da tutte le scorie egoistiche che vi si sono depositate, per ritrovare infine il nostro nucleo spirituale, costituito di eternità, sapienza ed estatica felicità. Lo yoga è la scienza per riscoprire la migliore versione di noi stessi. Il corpo che percepiamo coi sensi e la psiche che ci assilla con le sue fantasmagorie, sono solo involucri nei quali dimora intrappolato l’essere eterno, che è una potente espressione di puro Amore.
Patanjali non giunge alla vetta eccelsa dell’Amore. L’obiettivo che si propone nella sua opera è quello di condurci alla consapevolezza della nostra natura spirituale, libera da ogni angustia. La Bhagavad-gita è il più celebre trattato dello Yoga dell’Amore (Bhakti-Yoga) e prosegue oltre la liberazione dai condizionamenti egoici, conducendoci nel reame della relazione personale con Dio (Bg. XVIII.54). Dio è l’origine di tutti gli esseri e dell’universo stesso e l’Amore per Lui si riflette nell’Amore per tutte le creature e per il creato. Questa è la suprema espressione dello Yoga.
Dalla radice sanscrita yuj, il termine Yoga indica connessione, riunificazione. È il rilegarsi delle squinternate funzioni della personalità intorno al fulcro spirituale; è il riarmonizzarsi del singolo individuo al progetto cosmico e alla moltitudine degli esseri che lo abitano; è, infine, il ricongiungersi del limitato con l’Illimitato, del bisognoso col il Potente, del promanato col Promanatore, dell’anima con Dio. I sensi, la mente, l’intelletto non percepiscono né comprendono queste due entità. Eppure è in ognuno di noi l’aspirazione insopprimibile al superamento della nostra finitezza e alla realizzazione dell’Assoluto. Un bisogno sempre più frequentemente frainteso e interpretato in chiave materialistica, dando così corpo ai deliri superomistici e tecnocratici della nostra contemporaneità.
È al supremo Bene che lo Yoga delle fonti ci rimanda, alla vittoria sulla morte e al trionfo incontenibile della Vita, che è Gioia e Amore. In cambio, non c’è chiesto di rinunciare al mondo ma solo ai nostri difetti, alle disfunzioni della personalità che sono all’origine di tutte le sofferenze. Possiamo praticare lo Yoga in ogni momento della giornata, anche durante i sogni. È un viaggio verso il centro di noi stessi, oltre tutti i veli delle facili falsificazioni. Un viaggio sostenuto da tutte le forze dell’universo e che conduce alla scoperta di un fascino inestinguibile che dimora nel nostro cuore e illumina tutto ciò che lo circonda. Lo Yoga è il viaggio della Vita.
- Marco Ferrini