Il giusto equilibrio
Porsi dei limiti non è da intendersi necessariamente come negativo, non sempre implica svalutarsi o reprimere la propria personalità. Limitarsi può significare che stiamo impegnandoci per porre a freno delle tendenze sbagliate, per ricercare un equilibrio superiore e tentare di uscire fuori dall’alternarsi doloroso degli opposti e dal conseguente turbinio di emozioni, realizzando qualcosa che reputiamo necessario e utile al conseguimento della nostra serenità.
I due estremi da evitare
Limitarsi sistematicamente, senza ragioni evolutive, e non limitarsi affatto, sono in assoluto due modi contrapposti di sbagliare. Nel mezzo, vi è una qualità di vita definibile in senso ampio come sobria, che esprime il senso più alto di saggezza.
Chi è il saggio? É colui che ha piena consapevolezza di tempo, luogo e circostanza e che, con questi tre parametri riesce a rapportarsi di volta in volta agli eventi in modo armonico. Ciò che accade nel mondo fenomenico viene da costui misurato con competenza e distacco emotivo, e la sua risposta è sempre adeguata e sapientemente ponderata.
Lo Yoga come equilibrio
Nella Bhagavad Gita, Krishna insegna ad Arjuna che il vero Yogi non mangia né troppo, né troppo poco, e non dorme né troppo, né troppo poco. Non a caso lo Yoga viene definito primariamente “equilibrio”. Naturalmente, in questo contesto, per equilibrio non s’intende mediocrità, ma la capacità di trovare un saldo baricentro interiore, l’armonia dentro e intorno a noi.
Limitarsi o non limitarsi? Dipende.
Limitare le nostre cattive abitudini è cosa buona, non per reprimerci, ma per riorientare in modo ecologico le nostre energie. Limitare le pratiche virtuose creandosi false giustificazioni e alibi, e magari ricercando complici, non è invece né lodevole, né costruttivo, né benefico.
Marco Ferrini