Qual è il vero successo? (Parte II)
IL FILO CONDUTTORE DEL MIO VIAGGIO INTERIORE
Avevo intorno ai trent'anni quando ho fatto la scelta risoluta, molto sentita interiormente, di andarmi a ricercare in profondità, per dismettere una ad una le maschere che fino ad allora si erano stratificate sul volto della mia vera identità. Avevo testimoniato i moti del '68 e il tentativo fallimentare di applicarne i valori; cercavo matrici sia culturali che spirituali cui riferirmi per fare un percorso di conoscenza interiore alla ricerca di me stesso e con questo obiettivo cominciai a viaggiare verso est.
Man mano che proseguivo nella ricerca emergevano illuminanti anche le scoperte, che avvenivano puntualmente sempre in concomitanza di incontri con persone speciali.
Attraverso questi incontri facevo la scoperta di mondi interiori che si rivelavano per me affascinanti, anche quando all’esterno queste persone portavano il segno del fallimento sociale, politico od economico.
Nei loro racconti di vita usciva la parte migliore del loro essere, le loro aspirazioni ideali, il desiderio di evolvere, di realizzare la migliore versione di se stessi anche quando essa contrastava con chi erano al secolo, con il loro io storicizzato. In gran parte le loro crisi derivavano proprio dalla tensione, dal conflitto tra ciò che erano e ciò che avrebbero desiderato essere.
Vivevo in mezzo ad una umanità sofferente, ma anche affascinante perché ricercava la perfezione e l'idealità, sapendo benissimo di non essere né perfetta né ideale.
Questi incontri sono stati molto importanti per la mia crescita, così come poi è stato determinante, di importanza unica e imparagonabile, l’incontro con il mio maestro, Bhaktivedanta Swami Prabhupada, autorevole rappresentante della tradizione spirituale dello Yoga della Bhakti.
L'incontro avvenne in India nell'agosto del 1976.
Il mio viaggio interiore ha sempre avuto un filo conduttore: la psicologia e la filosofia dell'essere ricercata nei testi sapienziali, nelle opere antiche, con la sfida di tradurre i loro insegnamenti universali ed il loro portato di esperienze in un linguaggio moderno e attualizzato che potesse essere comprensibile e utile ai miei contemporanei, prima ancora che a me stesso, perché ormai avevo capito che il compito cui dovevo assolvere era aiutare gli altri, chiunque essi fossero, ad esprimere al meglio le proprie potenzialità.
Sentivo, se vogliamo egoisticamente, che il mio benessere era il loro benessere, che il mio successo era il loro successo; percepivo che la mia vita prendeva senso nella misura in cui aiutavo le persone che incontravo a scoprire il loro senso del vivere.
Sono passati più di quarantasei anni da allora e sempre più si è intensificata e affinata la mia ricerca che ha come primario obiettivo aiutare le persone a realizzare la propria felicità.
Che parola difficile ed impegnativa: essere felici.
La utilizzo con parsimonia, usando spesso al suo posto termini come lietezza, contentezza, benessere, perché la parola felicità indica un livello molto superiore e assai raro: essa indica quella beatitudine che nei testi vedici è definita ananda ed attiene a sentimenti sul piano puramente spirituale, inerenti il vero sé, che non dipendono da quel che accade all’esterno.
Non è infatti tanto importante quel che succede quanto come noi rispondiamo agli eventi.
Quante centinaia di migliaia di persone hanno risolto i loro problemi semplicemente sviluppando distacco emotivo da quel che stava loro accadendo, rompendo le catene della dipendenza psicologica, pseudo-culturale, pseudo-religiosa.
Essere distaccati da quel che accade non significa diventare fatalisti; il fatalismo è anzi un grave difetto della personalità perché implica un atteggiamento di rinuncia negativa passiva ed in ultima analisi distruttiva.
Essere distaccati emotivamente significa invece imparare ad individuare le dinamiche che muovono gli eventi per dare risposte costruttive, evolutive, progettuali, affinché ogni accadimento possa diventare un’occasione preziosa di crescita, un’opportunità di rinnovamento interiore...
(Continua nel prossimo post...)
Marco Ferrini