IL POTERE TRASFORMATIVO DELLA VISUALIZZAZIONE MEDITATIVA
Nella tradizione bhaktivedantica, la visualizzazione, darshana, è uno dei più antichi ed efficaci metodi per la gestione, trasformazione ed elaborazione dei contenuti psichici inconsci, quali pensieri, emozioni, convinzioni profonde, che influenzano in maniera decisiva la nostra personalità e la qualità della vita. Con il termine “visualizzazione” intendo tutte le immagini prodotte attraverso la nostra facoltà immaginativa sul piano sia conscio che inconscio.
L’immaginazione ha sempre svolto un ruolo decisivo nella nostra vita. Ricordiamo come ci siamo sentiti ogni qualvolta ci è stata comunicata una brutta notizia, o quando abbiamo appreso un fatto sconcertante, subito un tradimento o ricevuto un premio: quali erano i nostri pensieri, quali emozioni abbiamo provato? Abbiamo sperimentato un susseguirsi di stati d’animo prodotti da immagini reali e irreali, gioiose e tristi, piacevoli e dolorose. Tutte queste immagini hanno influenzato ogni cellula del nostro corpo, rafforzando la salute o inducendo la malattia.
Tali immagini sono legate alle nostre convinzioni profonde sulla natura della realtà le quali, a loro volta, sono generalmente fondate su un’interpretazione soggettiva dei fatti e non sulla realtà degli stessi. Attraverso la pratica di visualizzazione meditativa possiamo imparare a trasformare le convinzioni nocive, frutto di una visione distorta della realtà e causa di squilibri cognitivi ed emotivi, sostituendole con convinzioni più sane. Ricordiamo che le convinzioni sono all’origine delle emozioni e proprio quest’ultime, come sappiamo, esercitano un’influenza determinante sul nostro benessere psico-fisico nel suo complesso e, conseguentemente, sulla qualità della vita.
Emozioni negative prolungate nel tempo, stress, traumi non elaborati, producono un effetto nocivo. Immagini interiori sane, invece, accrescono la sensazione di forza, benessere e serenità. Grazie ad esse possiamo sentirci in relazione più stretta con la nostra saggezza interiore, con gli altri, con il mondo e con l’universo.
La premessa motivazionale richiesta per intraprendere questa pratica è la volontà e la coscienza del soggetto di correggere le proprie distorsioni emotive e cognitive, favorendo l’espansione di nuove funzioni psichiche attraverso l'auto-attivazione e lo sviluppo di una percezione più profonda della propria identità, il senso crescente di progettualità, e l'applicazione pianificata e rigorosa della disciplina di visualizzazione intrapresa.
Attraverso la focalizzazione di un'attenzione sostenuta e guidata, il soggetto gradualmente prende consapevolezza dei propri meccanismi inconsci, di significati impliciti, di memorie emotive perdute, di relazioni che sfuggono, di metafore fraintese e di tutti quegli oggetti psichici che possono essere rievocati, illuminati, corretti, recuperati per ristabilire un maggior equilibrio psichico e rafforzare la capacità di autogestione dell'emotività e di individuazione del proprio sé profondo.
I samskara, o impressioni inconsce dolorose e condizionanti che emergono durante tale esperienza, vengono elaborati e compresi nel loro senso evolutivo, sciogliendo la tensione che nel frattempo si è somatizzata, fino al raggiungimento della completa abreazione.
Attraverso la pratica di visualizzazione il soggetto è in grado di attivare un flusso di transfert energetico in cui le emozioni negative come collera e paura, i condizionamenti e i disturbi della personalità che bloccano lo scorrere ed il libero fluire delle qualità ontologiche dell'individuo, vengono progressivamente destrutturati. Durante tale esperienza non vengono impartite suggestioni: alla persona affiorano alla coscienza suoni, immagini, impressioni, e su questi prodotti psichici che il soggetto spontaneamente riporta alla memoria si attiva un lavoro di elaborazione che permette lo scioglimento di eventuali blocchi o condizionamenti attraverso un'analisi guidata degli stessi.
L'esercizio si conclude con l'evocazione di immagini ed emozioni salutari che valorizzano il vissuto della persona, ispirando ad una più ampia consapevolezza della propria identità profonda, oltre l'evento doloroso rievocato.
Al termine dell’esperienza, il soggetto commenta quanto ha esperito per favorire il processo di auto-interpretazione e di superamento della crisi.
La descrizione qui sinteticamente riportata indica soltanto a grandi linee i contenuti e le procedure della pratica di visualizzazione meditativa; per una sua più profonda e matura comprensione è fondamentale l'esperienza personale diretta.
Componente decisiva della visualizzazione è il rapporto con la propria guida interiore, Istha Devata, la rappresentazione del Divino più familiare, alla quale la persona si collega con spontanea empatia. Essa permette di rielaborare, alla luce di una consapevolezza superiore, le impressioni ed il materiale simbolico emerso durante la visualizzazione, illuminando e sanando le emozioni negative e le zone oscure della psiche. Anche in questo caso non si opera attraverso la suggestione: infatti il riferimento affettivo ed etico-morale emerge spontaneamente nel soggetto che ad esso si riferisce, stimolandone l'evocazione. Il bisogno di assoluto e di infinità dell'individuo viene lasciato configurarsi ed esprimersi nel rapporto con la guida interiore, la quale manifesta le istanze più profonde della persona che, in questo modo, possono essere dalla stessa recuperate, analizzate, reintegrate.
Che cos'è in sintesi la meditazione? È quella significativa esperienza, in cui un soggetto si rivolge con tutta l'emotività di cui è capace al proprio referente affettivo, etico-morale, all'immagine del Divino con la quale vibra empaticamente. L'immagine svolge una funzione preziosa, essendo una sorta di apertura che disvela alla coscienza del meditante un livello più profondo di realtà, situato oltre il piano della comprensione logico-razionale.
Nel momento in cui si concretizza nel campo della coscienza, possiamo entrare in relazione con la Istha Devata, che sostiene il nostro bisogno di amore, vicinanza, calore, forza e sostegno. L'Istha Devata reciproca i nostri sentimenti: ci parla, ispira ed illumina. Questo conferisce forza e visione per imparare a distanziarsi dalle paure, angosce o pensieri opprimenti riconoscendoli come oggetti in sospensione nel flusso della coscienza. La Divinità interiore permette così di accedere ad un'energia psichica e sovra-psichica di enorme potenzialità, costituita dalla somma degli archetipi universali.
Al loro livello più alto, la visualizzazione, darshana, e la meditazione, dhyana, insegnano a cogliere l’intima relazione di ogni parte con il Tutto ed a scorgere ovunque la comune radice spirituale, fondamento e sostegno degli esseri e di tutto ciò che esiste.
In conclusione, l’esperienza della visualizzazione meditativa serve ad imparare a “vedere” la propria mente, comprendere le dinamiche psichiche, riorientare la propria percezione e gradualmente accedere a livelli sempre più alti di consapevolezza fino al superamento della propria transitoria condizione di crisi e sofferenza. Permette di risvegliare e rafforzare le capacità metacognitive di auto-osservazione, interpretazione ed autogoverno, riattivando un profondo benessere interiore in un processo di evoluzione globale dell'individuo che investe i vari piani della personalità e i differenti ambiti esistenziali.
L’approdo di questo viaggio introspettivo sarà il raggiungimento di una visione più chiara della propria identità, oltre le percezioni psicofisiche, e di una più sana ed efficace gestione di emozioni, pensieri e tendenze.
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