Quando la morte è preludio alla vita
Oggi ricorre l'anniversario dell'uccisione del Giudice Paolo Borsellino e dei quattro uomini e una donna facenti parte della sua scorta. Accade il 19 luglio del 1992, in Via d'Amelio a Palermo, appena due mesi dopo la strage di Capaci dove perse la vita l'altro grande Magistrato antimafia e amico di Borsellino, Giovanni Falcone, che fu ucciso assieme a sua moglie Francesca Morvillo e ai tre agenti in servizio di scorta.
A far saltare in aria Borsellino e la sua scorta furono 100 kg di tritolo posizionati all'interno di una fiat 126 parcheggiata nella strada dove abitava la madre del Magistrato che lo stesso, nonostante fosse consapevole per lui della pericolosità del luogo, andava a trovare ogni domenica. Questo è il caro prezzo pagato da Paolo Borsellino per portare avanti, con rigore etico, coraggio ed encomiabile senso civico, la sua lotta contro la mafia nelle sue tipiche collusioni con la politica, in nome di valori fondamentali come la giustizia e la libertà senza i quali la vita smarrisce il suo scopo e perde definitivamente di senso.
Preannunciando la sua morte, Borsellino disse: “Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia, la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri”.
Si definiva “un uomo morto che cammina” tanto era cosciente dei pericoli letali che correva. Subito dopo la morte del suo amico e collega Falcone, disse: “Devo fare in fretta, perché adesso tocca a me”. Ma nemmeno la paura della morte fece scemare il suo amore per la giustizia e il suo coraggio ardito nel perseguirla, perché per lui la vera morte era tradire quegli alti valori civili in cui credeva. Lui stesso spiegava: “Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”.
Ricordando l'anniversario di questa sua morte che invero è segno e preludio di nuova Vita, invito a porsi la seguente domanda: “Ma io voglio vivere o morire? Voglio vivere per gli universali valori etici-spirituali o morire tradendo gli ideali di una vita nobile e, così facendo, tradendo me stesso?”.
Che ognuno, se lo desidera, si raccolga in riflessione e si risponda nel proprio intimo.
Marco Ferrini